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Il pavimento pelvico e la riabilitazione

pavimento-pelvicoCos’è il pavimento pelvico?

Il pavimento pelvico  è un insieme di muscoli che si trovano tra la faccia anteriore dell’osso sacro (zona posteriore del pavimento) la faccia posteriore dell’osso pubico (zona anteriore del pavimento pelvico)e, come tutti i muscoli, ha bisogno di essere allenato per mantenersi forte, tonico e funzionale. Col passare del tempo, l’aumento di peso, le gravidanze, la menopausa, eventuali particolari interventi chirurgici, le abitudini di vita sbagliate (o anche alcune di per sé corrette, per esempio alcuni sport a forte impatto), il pavimento pelvico si dilata e si indebolisce. Come conseguenza, gli organi interni non sono più supportati bene come prima. È possibile quindi avere episodi di incontinenza urinaria o minori sensazioni durante i rapporti sessuali.

La muscolatura del pavimento pelvico, chiamata anche muscolatura pelvica, è costituita da una serie di muscoli forti e flessibili che agiscono come un’amaca per la vescica, l’uretra, il retto e l’utero. È importante che il pavimento pelvico sia mantenuto forte e in buone condizioni, poiché aiuta anche il normale controllo della vescica e dell’intestino.

Il perineo è un organo dinamico: sollecitato continuamente dal peso del nostro corpo, è soprattutto impegnato nel contrastare gli aumenti di pressioni intra-addominali dettati dagli incrementi di carichi (sollevare le borse della spesa, prendere in braccio il bambino, tossire, starnutire,ecc.), da condizioni croniche (stitichezza), dall’evento parto.

Il pavimento pelvico indebolito potrebbe essere la causa di frequenti risvegli di notte per andare in bagno o di urgenze, anche incontenibili, a urinare. Accade di non essere in grado di contenere la pipì tossendo, ridendo o saltando. Questi ultimi sono i primi segnali che vi avvertono: dovete fare qualcosa! Non è mai troppo presto per iniziare a esercitare la muscolatura pelvica: i piccoli problemi possono iniziare anche presto – tra i 30 e i 50 anni – e peggiorano con l’avanzare dell’età.

Mi sono accorta di avere piccole perdite di urina, cosa posso fare?

riabilitazione pavimento pelvico

La Riabilitazione del pavimento pelvico

La riabilitazione del pavimento pelvico può essere definita come un insieme di tecniche  di tipo conservativo (non quindi di metodiche chirurgiche e/o farmacologiche) che hanno come obbiettivo la correzione delle disfunzioni.
Esistono vari sintomi che nascono dallo squilibrio di queste funzioni. In base all’organo interessato, possiamo distinguerli in: urinari, vaginali, ano-rettali.

 I sintomi urinari possono riassumersi in:

  • Perdita involontaria di urina
  • Urgenza ad urinare
  • Necessità di urinare spesso (più di 8 volte nelle 24 ore) in assenza di infezioni urinarie
  • Difficoltà a svuotare completamente la vescica
  • Senso di peso.

I sintomi vaginali più frequenti sono:

  • Senso di peso dovuto alla presenza di prolassi
  • Dolore post-parto causato da lacerazioni o episiotomie
  • Dolore durante i rapporti sessuali
  • Diminuzione della sensibilità durante i rapporti sessuali

I sintomi ano-rettali si traducono in:

  • Perdita involontaria di gas e/o feci
  • Urgenza alla defecazione (correre al bagno quando si avverte lo stimolo)
  • Mancata percezione dello stimolo
  • Difficoltà a svuotare l’ano dalle feci/difficoltà alla defecazione
  • Mancata capacità a coordinare le spinte defecatorie
  • Senso di peso anale
  • Dolore  in zona anale

La presenza di soltanto uno dei sintomi qui sopra citati è indice di disfunzione del relativo organo. Occorre, perciò fare ricorso ad un medico specialista.

In primo luogo, il trattamento riabilitativo, deve prevedere una prima visita con il terapista, il quale deve innanzittutto informare e ascoltare il paziente.

riabilitazione pelvica

 In cosa consistono le tecniche riabilitative?

CHINESITERAPIA PELVI-PERINEALE 

Base del trattamento terapeutico, la chinesiterapia pelvi perineale si fonda sull’esercizio terapeutico conoscitivo dei muscoli del pavimento pelvico (soprattutto il muscolo pubo-coccigeo e l’elevatore dell’ano). Il primo passo è quello di rendere cosciente il paziente della propria area perineale (presa di coscienza). Una volta che la persona ha la consapevolezza che il proprio perineo esiste e riesce a “muoverlo”, si verifica l’eventuale interfenza di muscoli accessori quali i glutei, gli addominali, gli adduttori che durante l’attività perineale devono essere inibiti.Il lavoro muscolare (training) domiciliare è obbligatorio ed essenziale sia in corso di terapia per garantirne il successo, che dopo, come sostegno per mantenere nel tempo i risultati. Il rinforzo sfinterico-muscolare perineale porta giovamento a tutto l’apparato uro-ginecologico e anale, perché l’aumento del trofismo del muscolo, permette un buon sostegno dei visceri pelvici.

BIOFEEDBACK TERAPIA 

Questa tecnica si avvale dell’utilizzo di una sonda a palloncino collegata con un’apparecchiatura dotata di uno schermo sul quale viene riprodotto il lavoro del paziente.
Così la persona ha una visione di risposta di quello che sta facendo e quindi ha la possibilità di vedere se esegue correttamente l’esercizio ed eventualmente di autocorreggersi.
Un segnale sonoro può accompagnare l’errore. Si ha così l’insieme di segnali visivi, sonori e tattili.

STIMOLAZIONE ELETTRICA FUNZIONALE 

La stimolazione elettrica funzionale è una stimolazione passiva, effettuata mediante l’utilizzo di elettrostimolatori tramite elettrodi posizionati su sonde vaginali e anali, ed ha l’obbiettivo di produrre meccanismi riflessi che possano riorganizzare processi neurofisiologici. Utile, ma non sufficiente, poiché il controllo attivo e il “sentire” la parte son la chiave per risolvere o limitare i problemi.

LE PALLINE DI KENGEL

Per l’autotrattamento possiamo utilizzare anche le palline di Kengel, sfere di varie dimensioni e materiali (facilmente reperibili online o in farmacia) che vanno inserite in vagina e stimolano spontaneamente la contrazione della muscolatura pelvica proprio come un allenamento…oltre ad essere utilizzate anche come sexy-toys…!

Il successo della terapia è legato a diversi fattori. In primis all’impegno e alla collaborazione del paziente nell’eseguire la terapia, soprattutto quella domiciliare, di grande supporto durante il trattamento e fondamentale nel mantenere il risultato ottenuto al termine del ciclo terapeutico.
Altro elemento importante è il terapista, il quale deve farsi carico del paziente in toto cercando di impostare un programma terapeutico il più adeguato possibile. Questo programma deve prevedere non soltanto le varie tecniche combinate tra loro, ma un orientamento alla persona, senza dimenticare che non di rado dietro alla disfunzione si celano bisogni che appartengono alla sfera emotiva e psichica.

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